Seleziona una pagina

Indicare come comportarsi per ridurre al minimo le probabilità di sviluppare un tumore è uno degli obiettivi prioritari di Europa contro il Cancro.

Anche perché con il passare degli anni e con l’accumularsi degli studi scientifici è emerso in maniera sempre più evidente come la maggioranza dei tumori è associata allo stile di vita delle persone, a come esse si comportano nella vita di tutti i giorni, alle prese con il cibo, con le bevande, con l’attività fisica, con il fumo.

Non Fumare

Questa è proprio la regola più importante. Le prove scientifiche contro il fumo sono schiaccianti. Senza il fumo svanirebbe come d’incanto il 30% di tutti i tumori e si eliminerebbero oltre 9 casi
su 10 di cancro del polmone. Il fumo facilita lo sviluppo di tante altre malattie (tra cui infarto, ictus, bronchiti, infertilità), diminuisce le difese immunitarie, contribuisce all’invecchiamento
precoce della pelle, ingiallisce denti e unghie, rende meno belli, peggiora la prestazione sportiva. Dimostrati anche i danni del fumo “passivo”, imposto agli altri e magari in casa ai propri figli.
Ridurre le sigarette e fumare light è solo un piccolo passo. L’ideale è smettere. Per farlo non è mai troppo tardi. Dopo 24 ore i polmoni cominciano a espellere sostanze nocive. Dopo un mese
diminuiscono tosse e affanno. In 5 anni si dimezza il rischio di cancro al polmone. Dopo 10 anni il rischio di sviluppare un tumore o un attacco di cuore torna ad essere uguale a quello di un non
fumatore.

Purtroppo, in Italia, il numero dei fumatori non diminuisce: fumano meno i maschi, ma non le donne e, soprattutto, i giovani. Chi non riesce a smettere da solo può ricorrere a validi supporti
psicologici (quali quelli offerti dai corsi della Lega Italiana per la lotta contro i Tumori, tel. 02- 70603263; 06 4425971) o farmacologici (cerotti alla nicotina, bupropione, ecc.).

Limita le bevande alcoliche

Un consumo moderato di vino e altre bevande alcoliche è ammesso, ma se si alza troppo il gomito cresce nettamente il pericolo di sviluppare tumori di bocca, laringe, faringe, esofago e fegato, dovuti proprio all’azione tossica dell’alcol a contatto con le mucose e i tessuti dell’organismo.Il rischio cresce in maniera esponenziale se il bevitore è anche fumatore. Dopo il tabacco, l’alcol è la principale singola causa di tumore in Italia ed è responsabile di oltre 5000 morti all’anno. Per consumo moderato, dovrebbe essere inteso un boccale di birra a pasto, oppure  2 bicchieri di vino (o un bicchierino di
superalcolico) al giorno. Va anche detto che a basse dosi, vino e birra sembrano avere addirittura un effetto protettivo nei confronti di alcune malattie cardiovascolari.In Italia il consumo di alcol si è comunque dimezzato negli ultimi 20 anni.

Mangia più verdura e frutta secca

E mangia spesso anche cereali “integrali”, ad alto contenuto di fibre. Inserire nella propria alimentazione quotidiana cinque porzioni di frutta e verdura permette di indossare un forte scudo di protezione
contro i tumori. La mole di ricerche a supporto di questo suggerimento è ormai imponente. Si sa che mangiare tanta frutta e verdura (più verdura che frutta) permette di ridurre il rischio di
contrarre alcuni tipi di tumore, ma non si sa esattamente perché.

Certo, sappiamo che in gioco sono diverse sostanze presenti nei vegetali (vitamine, antiossidanti, ecc.). In tutti i casi in cui si è provato a sostituire la frutta e la verdura con qualche suo singolo nutriente attraverso un integratore si è però rimasti delusi. Una dieta ricca in vegetali e frutta lascia anche meno spazio ad altri alimenti dannosi. Le fibre presenti nella frutta, nella verdura e nei cereali “integrali” hanno invece una funzione protettiva contro il cancro del colon e retto.

Non ingrassare e fai movimento

Conservare il proprio peso forma per tutta la vita viene da molti giudicato importante per motivi estetici, ma è sicuramente utile per la prevenzione dei tumori e di numerose altre malattie. Sul fronte oncologico, in particolare, chi è obeso o in forte sovrappeso va più facilmente incontro soprattutto a tumori dell’endometrio, della prostata, del colon, del seno. A livello scientifico si è stabilito che quando si supera del 25% il proprio peso forma – e si passa, ad esempio, da 50 a 62 kg – aumenta del 20-30 per cento la probabilità di sviluppare un cancro. Più di un italiano su tre, superati i 30 anni, è oggi obeso o in sovrappeso. L’unico fattore di rischio in aumento per lo sviluppo dei tumori in Italia è proprio il sovrappeso. A tavola dovremmo anche stare attenti a non consumare troppi grassi, che non dovrebbero superare il 25-30% delle calorie giornaliere. Bisogna limitare soprattutto l’apporto di grassi di tipo “saturo” (prevalentemente presenti negli alimenti di origine animale, come il burro), mentre meno insidiosi o addirittura protettivi sembrano essere i grassi “insaturi” (e in particolare i “monoinsaturi” dell’olio d’oliva). Al massimo, un terzo dei grassi consumati in una giornata dovrebbe essere di tipo
“saturo”, due terzi dovrebbero essere di tipo “insaturo”. Una regolare e anche moderata attività fisica è invece associata a una diminuzione della mortalità non solo per malattie cardiovascolari,
ma anche per alcuni tipi di tumore. In particolare quello del colon. Un possibile ruolo protettivo è suggerito anche sui tumori della mammella e di altri organi che risentono dell’azione degli ormoni.

L’esercizio fisico è un alleato prezioso anche allo scopo di conservare il peso forma.

Al sole si ma senza esagerare

Esporsi al sole è positivo sia per l’umore che per il benessere fisico, ma è ormai evidente che dobbiamo farlo con cautela. In estate è consigliato a tutti, e in particolare ai bambini e alle
persone dalla pelle chiara, di esporsi al sole con gradualità, evitando di farlo nelle ore centrali della giornata. Bisogna sempre proteggersi con una crema solare dotata di un filtro valido sia
contro i raggi Uva che Uvb, uno schermo che deve essere tanto maggiore quanto più sensibile è il nostro tipo di carnagione. I danni di una cattiva esposizione al sole sono noti: si va
dall’invecchiamento precoce della cute, alle lesioni precancerose e a diversi tumori della pelle. I carcinomi sono in continuo aumento e colpiscono nel 95% dei casi il viso e le mani, vale a dire le parti
più esposte alle radiazioni solari. Attenzione massima per i bambini: entro i 12 anni le “scottature” sono ancora più insidiose e aumentano sensibilmente il rischio di sviluppare molti anni dopo un
tumore della pelle. Attenzione anche al sole in città, in estate, nelle ore centrali della giornata: chi fa molto sport all’aria aperta deve essere consapevole della quantità di radiazioni che
riceve, anche perché da numerosi dati emerge l’idea di un sole più aggressivo, meno filtrato dallo strato di ozono dell’atmosfera.

Attenzione ai cancerogeni dell’ambiente

A casa, nelle scuole, negli uffici e nelle fabbriche, come pure nell’aria, nella terra e nell’acqua ci possono essere diverse sostanze cancerogene dalle quali bisogna cercare di proteggersi.
Fra questi nemici c’è ad esempio l’amianto, materiale usato in passato nell’edilizia e un po’ dappertutto come isolante, oggi vietato, che può causare tumori del polmone e della pleura.Ci
sono poi gli inquinanti dell’aria, come gli idrocarburi policiclici aromatici, prodotti di combustione di sostanze come carbone e petrolio, che escono dai tubi di scappamento dei veicoli o dagli
impianti di riscaldamento delle case. Ci sono alcune radiazioni che provengono dal sottosuolo (radon) oppure dallo spazio. Ci sono le stesse radiazioni utilizzate in campo medico, per la diagnosi o la
terapia, i cui rischi sono però minimi, considerato il progresso raggiunto dalle odierne apparecchiature, e ovviamente in-feriori ai benefici conseguibili attraverso l’esposizione.
Ogni cittadino può fare attenzione alla presenza di agenti cancerogeni nel proprio ambiente di vita, ma è chiaro che su questo fronte i massimi risultati nel minimizzare i rischi dipendono dalle
azioni che possono essere prese a livello collettivo, per ridurre le fonti di inquinamento nelle città come sui luoghi di lavoro.

Controlla nei e lesioni

Non esitiamo ad andare dal medico per fargli giudicare un rigonfiamento persistente, una lesione che non guarisce (anche in bocca), un neo che cambia forma, dimensione o colore, un’emorragia anormale come ad esempio del sangue nelle feci o nelle urine. Vi possono essere davvero tante ragioni alla base di queste spie, e molto spesso il cancro non c’entra, ma non è il caso di trascurarle. Saremo così in grado di scoprire un eventuale tumore ai suoi esordi, o addirittura in uno stadio pretumorale, quando massime sono le possibilità di guarigione. La diagnosi precoce è la principale forma di quella che gli specialisti chiamano “prevenzione secondaria” (la “primaria” è quella che mettiamo in atto attraverso un corretto stile di vita). La maggior parte dei melanomi, i più temibili tumori della pelle, viene ad esempio individuata dal paziente e l’autoesame dei propri nei presenta il vantaggio di una diagnosi frequente e che non richiede tecniche di indagine costose. La sopravvivenza in seguito a un melanoma è quasi totale se viene colto in fase precoce, mentre scende al 36% se viene colto in fase più avanzata.

Cogli i segnali del corpo

Ci sono altri campanelli d’allarme, che il corpo ci invia e che dovrebbero indurre a una visita dal medico, se si presentano in maniera insolita. Una tosse o una raucedine persistente, ad esempio,
oppure un mutamento stabile delle abitudini intestinali o urinarie, oppure una perdita inspiegabile di peso, che capita per caso e rapidamente. Anche in questo caso, molto spesso i sintomi non hanno
per fortuna niente a che fare con un tumore. Ma qualche volta sì. Una tosse che dura settimane potrebbe annunciare qualche forma di tumore alle vie respiratorie, un mutamento delle abitudini
intestinali un tumore del colon o del retto, una variazione del modo e della frequenza con cui si fa pipì potrebbe rivelare un cancro dell’apparato urinario. Il dimagrimento improvviso e immotivato è
sintomo di diverse forme di cancro. Andare subito dal medico può molto spesso, in questi frangenti, salvare la vita.

Ricordati del Pap-Test

Le donne hanno un’arma formidabile per ridurre ai minimi termini la probabilità di sviluppare un tumore invasivo del collo dell’utero: è il Pap-Test, un esame semplice che permette di individuare le
lesioni al collo dell’utero addirittura in una fase pretumorale. Se diagnosticato precocemente il tumore del collo dell’utero richiede un intervento limitato, dopo il quale si è guariti ed è ancora
possibile la gravidanza. Il Pap-Test va fatto con regolarità, ogni 2-3 anni, a partire dai 25-30 anni. Si tratta di un esame per nulla fastidioso: il normale secreto vaginale viene prelevato e studiato
al microscopio, in laboratorio, alla ricerca di cellule significative. In Italia i tumori invasivi del collo dell’utero sono nettamente diminuiti e questa tendenza sta continuando.

Nel mirino: seno, colon-retto, prostata.

La diagnosi precoce del tumore del seno conta su diversi esami. Se l’autopalpazione e l’esame annuale del ginecologo, che dovrebbero essere fatti a
partire dalla pubertà, permettono di riscontrare la presenza di noduli tumorali, i test più efficaci sono la mammografia e l’ecografia, che consentono di mettere in evidenza noduli di
dimensioni davvero minime. La mammografia è una radiografia del seno che va eseguita una prima volta a 45-50 anni e poi a cadenza biennale.

La mammografia bisogna però farsela fare da chi ha grande esperienza e sa individuare anche la minima lesione. Un buon consiglio è recarsi presso i centri di senologia, che eseguono almeno un migliaio di mammografie all’anno, e che sono dotati di apparecchi d’avanguardia. L’ecografia viene usata come esame alternativo alla mammografia prima dei 40 anni, e come esame complementare alla mammografia dopo i 40. Importante è anche la diagnosi precoce del tumore del colon-retto, effettuata attraverso il test del sangue occulto nelle feci e/o una particolare endoscopia locale dopo i 50 anni. Contro il tumore della prostata è importante ricordare il sempre più utilizzato “test del PSA”, che si effettua dopo un semplice prelievo di sangue, ed è raccomandabile a partire dai 50-55 anni di età, con
cadenza regolare.